
La diplomazia di Israele. Vignetta del 11/05/2024 in CTXT
L'Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede alla Palestina di diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, con 143 Stati che hanno votato a favore, 25 astenuti e 9 contrari. Il voto sulla risoluzione è stato spinto da oltre 70 Paesi, tra cui Spagna, Irlanda, Norvegia e Belgio.
Hanno votato contro questa "raccomandazione" Stati Uniti e Israele, Argentina, Repubblica Ceca, Ungheria, Micronesia, Nauru, Palau e Papua Nuova Guinea.
La decisione è stata presa dall'Assemblea Generale in seguito al veto degli Stati Uniti in seno al Consiglio di Sicurezza contro la concessione della piena adesione alla Palestina. Sebbene lo status di osservatore dello Stato di Palestina rimanga invariato, i nuovi diritti gli conferiscono un maggior peso diplomatico.
Sebbene la Palestina rimanga uno Stato osservatore, non ha il diritto di votare all'Assemblea Generale o di presentare la propria candidatura agli organi delle Nazioni Unite come il Consiglio di Sicurezza o il Consiglio Economico e Sociale, ma, tra gli altri diritti, la risoluzione concede lo Stato di Palestina:
- il diritto di occupare un seggio tra gli Stati membri in ordine alfabetico
- il diritto di essere inseriti nell'elenco degli oratori per i punti all'ordine del giorno diversi dalle questioni palestinesi e mediorientali, nell'ordine in cui desiderano intervenire
- il diritto di fare dichiarazioni a nome di un gruppo, anche tra i rappresentanti dei gruppi principali
- il diritto di presentare proposte ed emendamenti e di introdurli, anche oralmente, anche a nome di un gruppo
- il diritto dei membri della delegazione dello Stato di Palestina di essere eletti nell'Ufficio di presidenza dell'Assemblea plenaria e nei Comitati principali dell'Assemblea generale
- il diritto di partecipare pienamente ed efficacemente alle conferenze delle Nazioni Unite e alle conferenze e riunioni internazionali convocate sotto gli auspici dell'Assemblea Generale o, se del caso, sotto gli auspici di altri organismi delle Nazioni Unite, coerentemente con la loro partecipazione al forum politico di alto livello sullo sviluppo sostenibile
Nel suo discorso, l'ambasciatore di Israele all'ONU, Gilad Erdan, ha stracciato una piccola carta simbolica di fondazione delle Nazioni Unite, la stessa carta grazie alla quale Israele esiste come nazione sovrana, per protestare contro l'esito del voto perché, secondo questo sociopatico, equivale a"dare tutti i privilegi al futuro Stato terrorista di Hamas" e ha continuato a parlare di Hitler e delle solite cazzate della loro propaganda a cui siamo abituati.
Se questo atto simbolico fosse stato compiuto negli stessi termini da un qualsiasi leader arabo all'ONU, sarebbe stato trascinato fuori dalla stanza e ora staremmo parlando di una terza e quarta guerra mondiale insieme, ma il toro che gli Stati Uniti concedono a Israele è ormai buono per qualsiasi oltraggio. Così, il criminale e genocida Netanyahu continua a crescere e vediamo come la sua piromania non conosca limiti.
Il 10 maggio, il Dipartimento di Stato americano, nella sua infinita ipocrisia e nel tentativo di snobbare e soffiare, ha presentato un "rapporto" che conclude che"forse, forse, chissà, è possibile, potrebbe, non siamo sicuri, è probabile che Israele sia un po' un criminale di guerra e un genocida".

Il resto dei titoli risultanti sono tutti della stessa tuta.
Gli Stati Uniti ritengono probabile che Israele si sia comportato in modo "incoerente" rispetto al diritto internazionale umanitario".
Tre giorni dopo, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan, in una conferenza stampa, ha fatto ammenda negando il genocidio.
"Crediamo che Israele possa e debba fare di più per garantire la protezione e il benessere dei civili innocenti. Non crediamo che quello che sta accadendo a Gaza sia un genocidio".
Per i complici del genocidio in corso, è "probabile" che Israele abbia violato il diritto internazionale, ma sostengono di non avere prove sufficienti. Gli oltre 35.300 civili uccisi(39.675 secondo Euro-Med Monitor) non bastano nemmeno come prova.
Quante migliaia di morti servono per intuire una pulizia etica? Un milione? Due? Stiamo scrivendo le pagine più tristi della storia mentre ci intratteniamo con pillole di genocidio su internet che si accumulano fino a formare una montagna di prove di genocidio già così alta da coprire qualsiasi barlume di giustizia.
Un altro tema ancora aperto è quello di esaminare a fondo e rimproverare duramente il ruolo di merda che alcuni, troppi, media e agenzie stanno svolgendo.
Come EFE, (agenzia di stampa pubblica spagnola) che preferisce parlare di"fallecimientos", persone che muoiono così. Non c'è aggettivo giusto per descrivere questa spazzatura. Un insulto all'intelligenza e a chiunque abbia un minimo di stima per la degnissima professione di giornalista.

Il tribunale supremo delle Nazioni Unite ha aperto due giorni di udienze sulla richiesta sudafricana di fare pressione su Israele affinché fermi la sua operazione militare nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove si è rifugiata più della metà della popolazione(via Menéame).
Mentre tutto questo accade, le proteste pro-palestinesi alla Columbia University si diffondono in altri campus, anche in altri Paesi, e si riproducono gli accampamenti e gli atti di repressione da parte delle forze dell'ordine.
E in Spagna, proprio oggi, l'Università di Granada ha sospeso la collaborazione tecnico-scientifica e di mobilità con università e istituzioni israeliane.